Mieloma multiplo: induzione e mantenimento e bifosfonati a lungo termine per la malattia ossea


Lo studio Medical Research Council Myeloma IX Trial ( ISRCTNG8454111 ) ha esaminato i regimi di induzione e di mantenimento tradizionali e basati sulla Talidomide ( Thalomid ) e Acido Zoledronico ( Xometa ) intravenoso e Clodronato ( Clasteon ) per via orale in 1.960 pazienti con nuova diagnosi di mieloma multiplo.

Dati di sopravvivenza generale ed eventi correlati allo scheletro sono stati riportati per tutta la popolazione dello studio.

Uno studio ha valutato regimi ottimali di terapia per diverse popolazioni di pazienti nello studio Myeloma IX.

I pazienti sono stati assegnati a regimi di trattamento intensivi o non intensivi, e randomizzati a induzione con Ciclofosfamide, Vincristina, Doxorubicina e Desametasone ( CVAD ) versus Ciclofosfamide, talidomide e dexametasone ( CTD; intensivo ) o melfalan e prednisolone versus ciclofosfamide, Talidomide e Desametasone attenuato per via orale ( CTDa; non intensivo ).

I pazienti sono stati inoltre randomizzati a Zoledronico o Acido Clodronico.

Nel braccio non intensivo, CTDa ha prodotto risposte migliori e minori tassi di eventi scheletrici rispetto a Melfalan e Prednisolone.

Acido Zoledronico ha migliorato la sopravvivenza generale rispetto a Clodronato indipendentemente da sesso, stadio o sottotipo di mieloma, in misura maggiore nei pazienti con malattia ossea o altri eventi scheletrici al basale.

Nei pazienti trattati per un periodo di 2 o più anni, l’Acido zoledronico ha migliorato la sopravvivenza generale rispetto a Clodronato dalla randomizzazione ( mediana non raggiunta per nessuno dei due; P=0.02 ) e anche dalla prima progressione della malattia nel corso dello studio ( mediana, 34 mesi per Acido Zoledronico vs 27 mesi per Clodronato; P=0.03 ).

In conclusione, i regimi contenenti la Talidomide hanno una miglior efficacia rispetto ai regimi tradizionali.
Acido Zoledronico ha mostrato benefici superiori a quelli ottenuti con Clodronato. ( Xagena_2012 )

Morgan GJ et al, Blood 2012; 119: 5374-5383

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