Studio SHINE: la terapia a base di Ibrutinib, un inibitore di BTK, ha migliorato la sopravvivenza nel linfoma a cellule mantellari di nuova diagnosi


Lo studio di fase 3 SHINE è stato condotto in 183 siti in 28 Paesi a partire dal 2013.
Lo studio, randomizzato, in doppio cieco, ha valutato il trattamento con Ibrutinib ( Imbruvica ) in combinazione Bendamustina ( Levact ) e Rituximab ( MabThera ), e mantenimento con Rituximab più Ibrutinib oppure placebo nel linfoma mantellare ( MCL ) non-trattato in precedenza, nei pazienti di età pari o superiore a 65 anni.

L’endpoint primario era rappresentato dalla sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) valutata dagli sperimentatori.

La sopravvivenza libera da progressione è stata di 80,6 mesi con la combinazione Ibrutinib rispetto a 52,9 mesi nel braccio di controllo.
Il tasso di risposta obiettiva ( ORR ) è stato del 65,5% nel braccio Ibrutinib e del 57,6% nel braccio placebo.
La sopravvivenza globale ( OS ) mediana non era stata raggiunta in nessuno dei due bracci di trattamento al momento del cutoff dei dati.

La maggior parte dei pazienti con linfoma mantellare che viene diagnosticato a un’età superiore ai 65 anni, non è in grado di ricevere chemioterapia intensiva o trapianto di cellule staminali a causa dell’eccessiva tossicità del trattamento.

I risultati dello studio SHINE hanno fornito evidenza che un regime di trattamento di prima linea combinato a base di Ibrutinib produce un significativo beneficio di sopravvivenza libera da progressione, e può rappresentare una nuova opportunità di trattamento per questa popolazione di pazienti che in precedenza aveva poche opzioni.

Il linfoma mantellare, anche noto come linfoma a cellule mantellari, è un sottotipo raro e incurabile di linfoma a cellule B, che rappresenta il 7% di tutti i casi di linfoma non-Hodgkin.
Ibrutinib ha trasformato la cura dei pazienti con linfoma mantellare recidivante o refrattario, in particolare se impiegato alla prima ricaduta, ma i pazienti inevitabilmente sviluppano resistenza, generalmente entro uno o due anni.

Lo studio SHINE ha assegnato in modo casuale 523 pazienti nei due bracci di trattamento. L’età mediana era di 71 anni, il 65,6% dei pazienti presentava fattori di rischio prognostici bassi o intermedi alla scala MIPI ( Mantle Cell Lymphoma International Prognostic Index ), e l’8,6% presentava istologia blastoide / pleiomorfa.
I pazienti non dovevano aver ricevuto terapie precedenti per la loro malattia.

Il trattamento con Ibrutinib è stato somministrato durante l’induzione e durante il mantenimento con Rituximab per 2 anni, proseguendo fino a progressione della malattia o a intolleranza.
Un totale di 52 ( 19,9% ) e 106 ( 40,5% ) pazienti hanno ricevuto una successiva terapia anti-linfoma, rispettivamente, nel braccio Ibrutinib e nel braccio placebo, mentre 41 su 106 ( 38,7% ) hanno ricevuto un inibitore del BTK di seconda linea nel braccio placebo.

Reazioni avverse correlate al trattamento di grado 3 o 4 si sono verificate nell’81,5% dei pazienti nel gruppo Ibrutinib e nel 77,3% nel gruppo placebo.
La fibrillazione atriale è stata segnalata nel 13,9% dei pazienti nel braccio Ibrutinib e nel 6,5% dei pazienti che hanno ricevuto placebo.
Il profilo di sicurezza era coerente con i profili noti del singolo farmaco e i pazienti hanno valutato la loro qualità di vita correlata alla salute in modo simile in entrambi i bracci di trattamento.

In conclusione, lo studio ha mostrato che la combinazione di Ibrutinib ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da progressione con tossicità gestibili. ( Xagena_2022 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2022

Xagena_Medicina_2022