Il trattamento chemioterapico e/o radiante per un tumore primario associato a leucemia promielocitica acuta


I ricercatori del Service des Maladies du Sang di Lille in Francia hanno valutato l'incidenza di leucemia promielocitica acuta associata alla chemioterapia e/o alla radioterapia dopo una prima neoplasia, diagnosticata nel corso dei 20 anni precedenti.

Sono stati presi in esame 106 pazienti con leucemia promielocitica acuta associata alla terapia. In 80 di questi 106 casi la diagnosi è stata fatta durante i precedenti 10 anni.

I tumori primari erano: carcinoma mammario (n=60), linfoma non-Hodgkin (n=15), altri tumori solidi (n=25).

Trenta pazienti erano stati sottoposti solo a trattamento chemioterapico, 27 solo a radioterapia e 49 pazienti avevano ricevuto entrambi i trattamenti.

La chemioterapia comprendeva almeno un agente alchilante (n=68) ed almeno un inibitore della topoisomerasi II (n=61).
Inoltre 30 pazienti avevano ricevuto un'antraciclina, 28 il Mitoxantrone, e 19 le Epipodofillotossine.

L'intervallo medio tra tumore primario e diagnosi di leucemia promielocitica acuta è risultato essere di 25 mesi ( range: 4-276 mesi ).

I pazienti con leucemia promielocitica acuta sono stati sottoposti a trattamento chemioterapico a base di antraciclina - Citarabina o ATRA associato alla chemioterapia.

La sopravvivenza è stata del 59% ad 8 anni.

La leucemia promielocitica acuta in genere si può sviluppare entro 3 anni dopo trattamento di un tumore primario (soprattutto carcinoma mammario) t con farmaci con hanno come bersaglio la topoisomerasi II. ( Xagena_2003 )

Beaumont M et al, J Clin Oncol 2003; 21:2123-2137