Associazione con la progressione e la refrattarietà a Fludarabina con mutazioni del fattore di splicing SF3B1 nella leucemia linfatica cronica


Le lesioni genetiche individuate nella leucemia linfocitica cronica non giustificano del tutto la patogenesi della malattia e lo sviluppo di complicanze gravi, come la chemiorefrattarietà.

Durante le indagini sul genoma codificante della leucemia linfocitica cronica refrattaria a Fludarabina ( Fludara ), è stato osservato che le mutazioni di SF3B1, che codifica per un fattore di splicing e che rappresenta una componente fondamentale dello spliceosoma cellulare, erano ricorrenti in 10 su 59 casi di refrattarietà alla Fludarabina ( 17% ), con una frequenza significativamente maggiore di quella osservata in una coorte con leucemia linfocitica cronica consecutiva campionata alla diagnosi ( 17 su 301, 5%; P=0.002 ).

Le mutazioni sono state acquisite somaticamente, ed erano generalmente rappresentate da cambiamenti nucleotidici missenso, riunite in ripetizioni HEAT selezionate della proteina SF3B1, mirate a 3 hotspots in modo ricorrente ( codoni 662, 666 e 700 ) ed erano predittive di una prognosi infausta.

Nella leucemia linfocitica cronica refrattaria alla Fludarabina, le mutazioni SF3B1 e le interruzioni TP53 si sono distribuite in modo reciprocamente esclusivo ( P=0.046 ).
L'identificazione delle mutazioni SF3B1 punta alla regolamentazione dello splicing come a un nuovo meccanismo patogenetico di potenziale rilevanza clinica nella leucemia linfocitica cronica. ( Xagena_2011 )

Rossi D et al, Blood 2011; 118: 6904-6908



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