Linfoma diffuso a grandi cellule B: l'aggiunta di Lenalidomide al regime R-CHOP produce miglioramenti in particolare nel sottotipo a cellule B attivate


Uno studio randomizzato di fase 2, E1412, ha mostrato che nei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B, non precedentemente trattati, Lenalidomide ( Revlimid ), un immunomodulatore, somministrato assieme a Rituximab ( MabThera; Rituxan ), Ciclofosfamide, Doxorubicina, Vincristina e Prednisolone ( regime R2CHOP ) migliora gli esiti di sopravvivenza rispetto al trattamento con il solo regime R-CHOP, sebbene le differenze non siano statisticamente significative.
Il regime Lenalidomide + R-CHOP ha mostrato un beneficio, in particolare, nel sottogruppo di pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B del sottotipo a cellule B attivate ( ABC ).

Lo studio ha arruolato 280 pazienti ( età mediana 66 anni ) con diagnosi di linfoma diffuso a grandi cellule B non-trattati in precedenza, non-selezionati in base al sottotipo di malattia, assegnati secondo un rapporto di randomizzazione 1:1 al trattamento con il regime R2CHOP oppure al regime standard R-CHOP.
Tutti i partecipanti avevano un punteggio IPI ( International Prognostic Index ) pari a 2 o superiore, la maggior parte di essi ( 70% ) era in stadio IV e il 40% aveva il sottotipo ABC.

Nel braccio R-CHOP i pazienti sono stati trattati con 6 cicli di Rituximab 375 mg/m2, Ciclofosfamide 750 mg/m2, Doxorubicina 50 mg/m2 e Vincristina 1.4 mg/m2, tutti il giorno 1, e Prednisone 100 mg/m2 nei giorni da 1 a 5 di ogni ciclo, ogni 21 giorni.
Nel braccio sperimentale i partecipanti hanno ricevuto anche Lenalidomide 25 mg nei giorni da 1 a 10 di ciascun ciclo.

I due endpoint primari erano la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e la sopravvivenza PFS nel gruppo di pazienti con il sottotipo a cellule B attivate, mentre il tasso di risposta globale ( ORR ), il tasso di risposta completa ( CR ) e la sopravvivenza globale ( OS ) erano endpoint secondari.

Il follow-up mediano è stato di 3 anni.

Il tasso di risposta globale è risultato del 97% nel braccio trattato con il regime R2CHOP, contro il 92% nel braccio assegnato al solo regime R-CHOP ( P = 0.06 ), mentre il tasso di risposta completa è risultato rispettivamente del 73% e del 68% ( P = 0.43 ).

Nel gruppo Lenalidomide, si è osservata una riduzione del rischio di progressione della malattia o decesso del 34% ( l’endpoint primario dichiarato era di 37.5% ) rispetto al gruppo trattato con R-CHOP ( hazard ratio, HR=0.66; IC 95% 0.43-1.01 ).

Nel gruppo sperimentale, a 3 anni, il tasso di sopravvivenza globale è risultato superiore del 15% ( 83% vs 75%; HR 0.67; P a una coda = 0.05 ), mentre la sopravvivenza PFS a 3 anni è risultata del 73% con il regime R2CHOP contro il 61% con il regime R-CHOP ( P = 0.03 ), con un hazard ratio di 0.67 per i pazienti con il sottotipo ABC ( P a una coda = 0.1 ).

Riguardo alla sicurezza, la mielosoppressione è risultata più comune nel braccio R2CHOP, così come gli eventi avversi di grado 3 o superiore, tra cui diarrea ( 6% vs 1% ), anemia ( 29% vs 20% ), neutropenia febbrile ( 25% vs 14% ), trombocitopenia ( 34% vs 13% ) e alterazioni degli elettroliti ( 5% vs 2% ).

I risultati dello studio E1412 incoraggiano l’avvio di ulteriori studi con Lenalidomide o suoi analoghi incorporati nelle terapie di prima linea per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B.

Il regime R-CHOP ha rappresentato uno standard per la terapia di prima linea dei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B per quasi 20 anni, nonostante i molteplici tentativi e studi clinici condotti per migliorare questo trattamento.
Tuttavia, circa il 40% dei pazienti trattati con il regime R-CHOP va incontro a una ricaduta entro i primi 2 anni e gli esiti sono sfavorevoli; da qui la necessità di un nuovo trattamento per questi pazienti.

La Lenalidomide ha già dimostrato un'attività significativa nel linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante e refrattario, e il nuovo studio ha dimostrato che la combinazione di Lenalidomide con R-CHOP è fattibile e ha prodotto un miglioramento significativo dei risultati in studi a braccio singolo, in particolare nei pazienti con il sottotipo ABC. ( Xagena_2021 )

Fonte: Journal of Clinical Oncology, 2021

Xagena_Medicina_2021