Mieloma multiplo recidivato o refrattario: trattamento in monoterapia con Talquetamab, un anticorpo bispecifico GPRC5DxCD3


Il mieloma multiplo è un tumore ematologico incurabile che riguarda le plasmacellule. Quando queste cellule acquisiscono delle mutazioni genetiche, vanno incontro a una proliferazione senza controllo.
Alcuni pazienti non presentano sintomatologia, mentre in altri la diagnosi di mieloma multiplo viene fatta proprio grazie ai sintomi che presentano: fratture o dolore alle ossa, riduzione dei globuli rossi, stanchezza, aumento dei livelli di calcio, o insufficienza renale.

In Europa, nel 2020 le diagnosi di mieloma multiplo hanno riguardato oltre 50.900 persone con oltre 32.400 decessi.

La Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata a Talvey, il cui principio attivo è Talquetamab, un anticorpo bispecifico per il trattamento del mieloma multiplo recidivato e refrattario, in monoterapia.

Talquetamab è un anticorpo bispecifico in grado di legarsi al CD3, espresso sulla superficie delle cellule T, e al GPRC5D, un nuovo bersaglio espresso sulla superficie delle cellule del mieloma multiplo e dei tessuti duri cheratinizzati, con un’espressione minima o nulla sulle cellule B e i loro precursori.

Talquetamab ha mostrato un tasso di risposta globale superiore al 70%, con risposte durature e ha indotto una risposta in oltre il 60% dei pazienti precedentemente trattati con una terapia di reindirizzamento delle cellule T.

Talvey viene somministrato sotto forma di iniezione sottocutanea con frequenza settimanale o bi-settimanale, dopo una fase iniziale di incremento della dose.

L’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata è stata supportata dai risultati di MonumenTAL-1, uno studio di fase 1/2, multicentrico, multicoorte, in aperto, di incremento della dose, a braccio singolo, che ha valutato la sicurezza e l’efficacia di Talquetamab in pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario.

Hanno preso parte allo studio MonumenTAL-1 288 pazienti che sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi: gruppo 1, con somministrazione ogni due settimane di 0,8 mg/kg di Talquetamab e gruppo 2, con somministrazione settimanale di 0,4 mg/kg.
I pazienti arruolati avevano ricevuto una media di cinque linee di terapia precedenti ( range 2-17 ) e hanno mostrato tassi di risposta globale significativi per entrambe le dosi.

A un follow-up mediano di 12,7 mesi, il 71,7% dei pazienti trattati con la dose bisettimanale di 0,8 mg/kg e con risposta valutabile ha raggiunto una risposta; il 60,8% dei pazienti ha raggiunto una risposta parziale molto buona o migliore e il 38,7% una risposta completa o migliore.

A un follow-up mediano di 18,8 mesi, il 74,1% dei pazienti trattati alla dose settimanale di 0,4 mg/kg con risposta valutabile ha raggiunto una risposta; il 59,5% ha raggiunto una risposta parziale molto buona o migliore e il 33,6% ha ottenuto una risposta completa o migliore.

Le risposte si sono dimostrate durature; la durata mediana della risposta invece non è stata raggiunta nel gruppo 0,8 mg/kg ed è risultata pari a 9,5 mesi nel gruppo 0,4 mg/kg.

Si stima che il 76,3% dei pazienti trattati con la dose bisettimanale e il 51,5% di quelli trattati con la dose settimanale abbiano mantenuto una risposta per almeno 9 mesi.

51 pazienti precedentemente trattati con una terapia di reindirizzamento delle cellule T hanno preso parte allo studio MonumenTAL-1.
Questi avevano ricevuto, in precedenza, una media di 5 linee di terapia ( range 3-15 ), tra cui: un trattamento a base di un anticorpo bispecifico ( 35,3% ), terapie cellulari CAR-T ( 70,6% ) o entrambi ( 6% ).
A un follow-up mediano di 14,8 mesi, il 64,7% di questi pazienti ha raggiunto una risposta, il 54,9% ha ottenuto una risposta parziale molto buona o migliore e il 35,3% una risposta completa o migliore.
La durata mediana della risposta è stata di 11,9 mesi, mentre il 62,9% ha ottenuto un tasso di sopravvivenza globale a 12 mesi.

Le reazioni avverse più comuni osservate nello studio sono state: la sindrome da rilascio di citochine, che ha interessato il 77% del campione ( 1,5% di grado 3 o 4 ), la disgeusia, 72% ( in tutti i casi grado 1 o 2 ), l’ipogammaglobulinemia, 67% ( tutti di grado 1 o 2 ), e l’onicopatia, 56% ( tutti di grado 1 o 2 ).

Riguardo alle infezioni, le più comuni sono state quelle del tratto respiratorio superiore, 29% ( 2,1% di grado 3 o 4 ) e le infezioni da Covid-19, 19% ( 2,9% di grado 3 o 4 ).
Nel 29% dei casi, è stata riscontrata tossicità neurologica, tra cui, nel 10% dei casi, la sindrome da neurotossicità associata alle cellule immunoeffettrici ( 2,3% di grado 3 o 4 ), che è stata la causa preponderante per l’interruzione del trattamento ( 1,1% ); nello 0,9% dei casi, invece, l’interruzione è stata causata dalla perdita di peso. ( Xagena_2023 )

Fonte: EMA, 2023

Xagena_Medicina_2023